di Laura Ceresoli
(Tratto da Affari di gola di luglio 2015)
(Tratto da Affari di gola di luglio 2015)
Umberto Pala, chef del ristorante Vin Santo in California |
San Josè (California) - In un paiolo di rame a vista, adagiato su un piccolo fornelletto al centro
del locale, si mesta e rimesta una fumante polenta. E i clienti, ingolositi, si
avvicinano per chiederne un assaggio. Sembra quasi di cenare in una di quelle
osterie tipiche nel cuore di Città Alta, dove i sapori autentici della
tradizione regnano incontrastati. Invece, questa oasi golosa è nel luogo che
non ci si aspetta. Il ristorante Vin Santo non è circondato dalle Orobie, bensì
dalla Silicon Valley. Lo chef, manco a dirlo, è un bergamasco doc.
Nato nel
1973, Umberto Pala ha trascorso la sua infanzia nel quartiere Carnovali. Quando
iniziò a mettersi seriamente ai fornelli aveva solo 14 anni. Dopo il diploma
all’Istituto alberghiero Sonzogni di Nembro, alternò varie esperienze culinarie:
preparò pranzi per il distretto scolastico di Caravaggio e cucinò per alcuni
locali orobici. Poi nel 1996, la svolta. Mentre lavorava al Monticelli di
Montello, un amico dello chef gli propose di intraprendere un’esperienza in
California. Umberto, che adorava il mare, accettò subito di buon grado. Quando
partì, pensava di restare in America per soli 6 mesi. E invece, non è più
tornato. Sono trascorsi quasi vent’anni da allora e oggi Pala è il proprietario
di “Vin Santo”, un delizioso ristorantino di 75 tavoli situato nella città di
San Josè. Con passione e dedizione, offre agli statunitensi gusti e abbinamenti
inconsueti, ispirati al nord Italia. Accanto ai classici della cucina
mediterranea (come la burrata o gli
gnocchi alla sorrentina) e a qualche ricetta modificata anche per il palato
americano (fusilli al pollo o spaghetti
e polpette) trionfano i casoncelli, le foiade e, naturalmente, una montagna di
polenta per accompagnare tutti i secondi. E poi dolci di ogni sorta con panna
montata, creme e frutta. “Adoro
questo posto. Personale fantastico e cibo ottimo e soprattutto abbondante!!! Lo
consiglio a famiglie, coppie, o per party. Anche solo per l’assortitissimo
happy hour”, commenta Hopebow di Bergamo su Tripadvisor dove il Vin Santo si
piazza al 146esimo posto su 1.705 ristoranti presenti a San Jose. “La polenta è
una vera chicca – scrive on sono un amante della polenta ma
questa era assolutamente deliziosa! Gli asparagi avvolti nel prosciutto affumicato
e nel formaggio erano divini! La degustazione di tre ravioli e gli gnocchi
fatti in casa erano fuori dal mondo. Non credo che si possa sbagliare scegliendo
uno dei loro piatti. Il proprietario Umberto è persino venuto con un cesto di pieno
giocattoli, carta bambole e lavagne, da far scegliere alla mia nipotina. Siamo
rimasti davvero contenti”. Anche la pagina Facebook del Vin Santo, apprezzata
da 1.717 persone, mette una grande acquolina solo a consultarla. È infatti un
trionfo di golose fotografie di filetti al sangue, torte pannose e paste
succulente. Non solo. Il social network pubblicizza anche happy hour, serate a
tema e momenti di intrattenimento musicale. E, dulcis in fundo, c’è il volto
simpatico e accogliente di Umberto che non manca mai di sorridere a tutti i
clienti che, ogni giorno, assaggiano le sue prelibatezze. Insomma, per Pala il
sogno americano si è davvero realizzato. Per info www.vin-santo.com.
Intervista a Umberto Pala:
Perché ha deciso di trasferirsi
all'estero?
Fin da quando ero un bambino il mio sogno era sempre stato quello di vivere
vicino al mare. Quando si è presentata l’occasione, l’ho presa al volo.
Quando è arrivato in California?
Nel marzo 1996. Avrei dovuto fermarmi per sei mesi e invece sono rimasto a
vita.
È stato facile adattarsi alle
abitudini americane?
No, all’inizio mi sono trovato un po’ a disagio, visto che non parlavo
inglese o spagnolo, ma poi piano piano si impara tutto. E poi ero un po’
spiazzato perché i supermercati non avevano neanche la pasta o i pomodori in
scatola. Internet stava muovendo i primi passi e quello che l'americano
considerava cucina Italiana era proprio abominevole.
Oggi riesce a far conoscere la
cucina bergamasca nel mondo? Con quali piatti?
Io ho sempre cercato di promuovere la nostra grande cucina bergamasca nei
miei menu. Tra i primi, non sono mai mancati i casoncelli e le foiade ai
funghi. Come antipasti abbiamo un tasting di Bergamo con polenta e gorgonzola o
il tagliere di affettati. Come secondo la scelta è tra brasato, salame, stinco
di maiale, coniglio arrosto o trota in padella con spumantino della
franciacorta, sempre tutto accompagnato dalla polenta. E per dolce c’è il
salame di cioccolato.
La polenta non manca mai, insomma…
Nel mezzo del mio ristorante ho persino messo un carrello con fornello e
paiolo di rame dove cuociamo la polenta a vista e la regaliamo ai clienti,
spiegando il significato della parola “Polentoni”.
Quali sono gli aspetti positivi e
quelli negativi di lavorare all’estero nel settore della ristorazione?
I clienti sono molto interessati a provare nuovi sapori e sperimentare
nuove ricette. Allo stesso tempo, però, qualche volta fanno richieste proprio
disgustose!
Gli stranieri, secondo lei, hanno
una visione stereotipata della cucina italiana?
Purtroppo sì, ma è cosi con tutte le cucine etniche all’estero. Per esempio
le cucine cinesi, giapponesi, messicane o americane che assaggiamo in Italia,
offrono cibi diversi rispetto ai sapori autentici che troviamo nei rispettivi paesi d’origine.
Com'è cambiata la ristorazione e il
rapporto con i clienti grazie ai nuovi media?
Negli ultimi 10 anni, con l’aiuto di internet, della televisione e dei mass media moltissimo è cambiato. Tutti sono diventati esperti e conoscitori di cucina. Io sono in San Josè, la Capitale del Silicon Valley, la mecca della tecnologia, quindi avere conoscenza dei media e dei social networks è un must. Facebook, Twitter e Instagram sono i più gettonati perché sono i più semplici da usare.
Negli ultimi 10 anni, con l’aiuto di internet, della televisione e dei mass media moltissimo è cambiato. Tutti sono diventati esperti e conoscitori di cucina. Io sono in San Josè, la Capitale del Silicon Valley, la mecca della tecnologia, quindi avere conoscenza dei media e dei social networks è un must. Facebook, Twitter e Instagram sono i più gettonati perché sono i più semplici da usare.
Qual è il suo rapporto con le
recensioni di Tripadvisor?
Tripadvisor non è molto usato in California. La maggior parte della gente
qui usa Open Table o Yelp.
Cosa le manca di Bergamo?
Sono tornato in Italia l’anno scorso per la prima volta in 10 anni e mi
sono innamorato di nuovo di Bergamo: è una bellissima città: le montagne, i
laghi, i vini, il cibo… Sono tutte bellezze che dovrebbero essere esposte molto
di più al turismo. Quest’estate ho deciso di ritornare a Bergamo con 14 dei
miei clienti preferiti per renderli partecipi della nostra storia e della
nostra grande cultura enogastronomica.
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