di Laura Ceresoli
GUBBIO
– “Se la mattina mi sveglio molto presto, preparo i cannelloni. Quando invece mi
sento nervosa inizio a impastare così combatto lo stress”. Insomma, per Anna Moroni ogni scusa è
buona per mettersi ai fornelli. Volto storico della “Prova del cuoco”, dove da
ormai 12 anni sfida chef e massaie con le sue tecniche infallibili, questa
Nonna Papera nostrana, così come tutti l’hanno teneramente soprannominata, è la
tipica madre di famiglia con un approccio semplice e casalingo verso la cucina.
Con il suo fare dinamico e la sua amichevole vocina stridula, tiene compagnia
ogni giorno al pubblico di Rai uno accanto alla frizzante simpatia di Antonella
Clerici. Ma anche tra le mura domestiche, adora coccolare, con insuperabili
manicaretti, il marito Tonino, i suoi tre figli e i numerosi nipotini. E poi
c’è la sua scuola di cucina. In questa grande e luminosa sala con forni, sedie
colorate e un bel terrazzo all’aperto che si affaccia su Roma, la
Moroni svela i segreti delle sue antiche ricette, infarcite di ingredienti
misteriosi ed enigmatici aneddoti. Ma prima che ogni aspirante cuoco si metta
ai fornelli, scatta la frase di rito: “Ti
sei lavato le mani, tesoro?”.
Come
nasce la sua passione per la cucina?
Sono nata e vivo a Roma ma i miei
genitori erano originari di Gubbio, dove ho ancora un piccolo appartamentino in
cui spesso mi rifugio nel fine settimana. Da piccola passavo tutte le estati in
Umbria e avevo conosciuto una cuoca di nome Costantina che mi ha inculcato
l’amore per la cucina. Mi portava sempre con lei nelle case dei contadini dove
c’era l’usanza di andare a preparare i banchetti per i matrimoni. Mi ricordo
ancora i profumi delle sue torte e delle marinature delle carni. Poi
chiaramente ho frequentato varie scuole di gastronomia, sia in Italia che
all’estero. Anche fare la mamma e la moglie mi ha aiutato molto a sviluppare la
mia dimestichezza ai fornelli.
La
ricetta che le ricorda la sua infanzia?
Il Friccò con pezzetti di pollo,
coniglio o agnello. È una ricetta che trae ispirazione dal francese fricot. La nostra cucina ha subito molte contaminazioni che
provengono da Oltralpe. Pensiamo anche al gattò, versione italianizzata del gâteau.
Le
piace la cucina etnica?
Amo la cucina cinese,
ho imparato anche a fare gli involtini primavera in casa. Mi piace anche quella
giapponese ma dopo essere stata a Tokio, credo che non andrò più in un
ristorante orientale in Italia: qui è tutta un’altra storia, il cibo è adattato
ai nostri gusti.
Le
piacciono di più le torte dolci o salate?
I dolci mi piacciono
molto, ogni giovedì ne cucino uno alla Prova del cuoco. Tra i miei cavalli di
battaglia ci sono la torta di carote e il ciambellone. L’unica raccomandazione
in pasticceria è che ci vuole la ricetta perfetta. Non si possono mettere gli
ingredienti a occhio, bisogna pesare tutto, sennò non viene bene. E poi
attenzione alla cottura, altrimenti i dolci si afflosciano.
Ha
conquistato suo marito prendendolo per la gola?
Sì, perché è molto
goloso. Ama il mio cacio e pepe, l’amatriciana e la mia frittata di patate
senza uova. Solo che mi accusa di essere diventato un po’ cicciottino per colpa
mia!
Quali
sono invece i suoi piatti preferiti?
Io mi definisco una
capra perché mangerei solo verdure. Poi ogni tanto anche un po’ di carne ci
vuole, sennò divento anemica. Il tutto accompagnato dalla torta al testo di
Gubbio, così chiamata perché l’impasto, di sola acqua, farina e un pizzico di
lievito, si cuoce sul fuoco su una piastra tonda. È ottima farcita con il
prosciutto o con la salsiccia e la cicoria.
Alla
Prova del cuoco ha avuto modo di conoscere le signorine buonasera. Chi è la più
brava ai fornelli?
Se la cavano tutte
molto bene. Di recente sono venute a trovarmi a Roma, alla mia scuola di
cucina, e le ho aiutate a realizzare i loro piatti preferiti. Sono madri di
famiglia quindi hanno tutte una certa propensione alla cucina. Anche quando
sono venute in trasmissione per il Torneo delle casalinghe le ho trovate
davvero simpatiche. E poi sono così unite! Si vogliono tutte un gran bene!
Non
ha mai pensato di aprire un ristorante?
No, no, no! Se lo
avessi fatto mi sarebbe passata la voglia di cucinare.
(Tratto dal settimanale VISTO)
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