FRUTTA E VERDURA
Ok, il prezzo è fatto
Una mattinata tra gli operatori al mercato ortofrutticolo di Bergamo. Tra accordi, trattative e caccia all'ultimo sconto, il centro della Celadina si trasforma in un vero e proprio Borsino dove i valori oscillano in continuazione. In crescita la presenza dei clienti stranieri. Il commento dei grossisti.
È ancora
notte fonda quando i primi camion, stipati di frutta e verdura, varcano la
soglia del mercato ortofrutticolo di Celadina. Sono da poco passate le 2 e già
davanti ai cancelli di via Borgo Palazzo c’è una lunga fila di automezzi. Alla
guida ci sono grossisti pronti a sfidare il gelo e la fitta coltre di nebbia
per scaricare la loro merce. Cassette di mandarini, arance, mele, cavolfiori e
finocchi vengono impilate, l’una dopo l’altra, fuori dai vari stand. L’alba è
ancora lontana, ma i preparativi già fervono per allestire quel quotidiano via
vai commerciale fatto di contrattazioni, compravendite e scambi di informazioni.
Verso le 4.30, quando a dominare incontrastato è ancora il buio di un gelido
mattino di fine gennaio, arrivano i primi acquirenti, di solito ambulanti,
negozianti o itineranti. Il mercato comincia così a prendere forma trasformandosi,
di ora in ora, in una vera e propria borsa azionaria dove i prezzi oscillano di
continuo. Se alle 5 del mattino una cassetta di limoni vale 1,10 euro, alle 7.30
il prezzo può già scendere a 90 centesimi. Tra il profumo delle mele rosse e i
colori sgargianti dei mandaranci maturi, si sentono le urla dei venditori che
dalle loro bancarelle incitano la gente all’acquisto. C’è chi si accalca tra un
bancale e l’altro per osservare da vicino la frutta e per valutarne la qualità,
c’è chi vaga di stand in stand per scovare l’offerta migliore ed estorcere un
appetibile sconticino, e c’è chi invece va dal suo rivenditore di fiducia senza
alcuna esitazione. “Voglio tre cassette di melanzane, una di cipolle, una di
insalata belga e due di mandarini, ma a un prezzo buono”, dice un uomo di mezza
età avvicinandosi al primo punto vendita che si trova all’ingresso. Si chiama
Carlo, è ristoratore da oltre vent’anni, e per lui andare al mercato
ortofrutticolo è una tradizione consolidata. Ormai acquista a colpo sicuro,
senza nemmeno più fare lo slalom tra i 20 stand presenti sul piazzale. “Il
risparmio c’è, soprattutto se ci si arrangia per il trasporto – spiega – io
acquisto quantità minime perché il mio ristorante è piccolo ma ci sono persone
che già alle 6 del mattino hanno i montacarichi pieni di roba”.
L’ortomercato,
prima del sorgere del sole, è un brulicare costante di voci e lingue
differenti. Già, perché sono parecchi anche gli stranieri che operano qui. Da
un lato ci sono gli autotrasportatori provenienti dalla Spagna, dall’Olanda o
dalla Germania con Tir carichi di frutta e verdura d’importazione. Dall’altro
ci sono gli extracomunitari che qui a Bergamo vivono e lavorano. Sono perlopiù
ristoratori che acquistano insalate, pomodori o cipollotti per guarnire i loro
succulenti kebab, ma ci sono anche famiglie di immigrati che fanno le scorte di
ortaggi. Si portano via anche 20 o 30 cassette a prezzo modico che poi, a casa,
divideranno con i loro amici e parenti. “Più si acquista più si risparmia –
conferma Fulvio Bosatelli, titolare di BBR Ortofrutta – se un cliente porta via
tutto il bancale è chiaro che avrà uno sconto maggiore rispetto a chi chiede
solo una cassetta. La richiesta e i consumi variano da un giorno all’altro.
L’oscillare dei prezzi dipende dalla qualità: per esempio se al sud la temperatura
scende a -5 gradi e la produzione di zucchine va in sofferenza, anche il costo
di questo ortaggio si alza. Oppure se in estate abbiamo delle fragole molto
mature facciamo il possibile per svenderle. In questo periodo invernale,
invece, le mele e le arance si conservano per lunghi periodi e non marciscono
facilmente, perché fa freddo, quindi non avendo fretta di finirle, il costo
oscilla di pochi centesimi”. Il
prezzo della merce cambia anche in base alle spese di produzione: “Spesso le
tariffe dei prodotti si impennano come conseguenza dei costi che il contadino
deve sostenere – interviene il collega Ezio Benigni, di BBR – mi riferisco
all’aumento del gasolio agricolo, al costo della manodopera, all’Imu per il
terreno. Anche il trasporto su gomma in autostrada oggi incide di almeno 2000
euro al mese”.
Ma
se è vero che i prodotti di stagione sono da anni raccomandati dai
nutrizionisti in quanto migliori rispetto a quelli coltivati in serra o
importati da Paesi lontani, c’è qualcuno che ama comunque ingolosire il palato
dei clienti con leccornie esotiche di nicchia o frutti alquanto inconsueti per
il mese di gennaio. È il caso di Marco Fumagalli che nel suo stand offre quanto
di più originale si possa immaginare per imbandire la nostra tavola: “Lo so che
questo è il periodo di agrumi, mele e pere – dice – ma mi piace rifornirmi anche
di prodotti di nicchia fuori stagione come l’uva, le prugne, le ciliegie. Certo,
costano parecchio, ma alcuni sono disposti a spendere, quindi perché non farlo?
Ho anche molti frutti esotici ma devo ammettere che quelli li vendo più che
altro sotto Natale, durante il resto dell’anno invece è dura. Nel complesso,
c’è stata una contrazione dei prezzi che, negli ultimi tre anni, mi ha portato
a un calo delle vendite del 20%”. Ma
a variare non sono solo i costi della merce; ogni giorno i clienti possono
contare anche su un’ampia gamma di ortaggi sempre nuovi e freschi, come
conferma la fruttivendola Alessandra Fabretti: “Tutte le mattine esponiamo
prodotti diversi per invogliare la gente, poi ognuno va di stand in stand e
sceglie ciò che gli piace di più. C’è chi paga anche un po’ di più pur di avere
l’ortaggio migliore e c’è chi invece è disposto anche a rinunciare alla qualità
pur di risparmiare”.
Quando
passano le ore concitate della contrattazione, l’ortomercato piano piano si
svuota. I primi timidi raggi di sole iniziano a scaldare il piazzale e, verso
le 9, l’ingresso viene concesso anche ai dettaglianti. Il sabato mattina è il
giorno di maggior afflusso mentre a metà settimana l’atmosfera è tranquilla. I
fruttivendoli, intirizziti ma sempre col sorriso sulle labbra, approfittano di
qualche minuto di quiete per ordinare i sacchi di patate e le casse di legumi. Al
mercato iniziano ad arrivare timidamente alcuni privati, perlopiù pensionati,
famiglie o giovani coppie. Tra loro c’è anche un anziano, più interessato a
qualche cassetta scalcinata che ad acquistare ortaggi. Chissà che quei pezzi di
legno non gli servano per ultimare dei lavori di bricolage lasciati incompiuti
tra le mura domestiche. Per terra non mancano gli avanzi: frammenti di cicoria,
foglie di carciofi, mele bacate. Eppure fanno sempre molta gola ai meno
abbienti che, non avendo il denaro necessario per acquistare la frutta fresca,
si accontentano di ravanare tristemente tra rifiuti e rimasugli. C’è anche
qualche avventore sporadico che, a Celadina, a dire il vero, non ci ha mai
messo piede prima e rimane un po’ spaesato: “Stiamo curiosando un po’ –
affermano Onofrio Colavito e Raffaella Carrara, due coniugi che all’ortomercato
di Bergamo giungono per la prima volta – cerchiamo frutta di stagione qui
perché ci hanno detto che c’è più scelta rispetto a un normale supermercato. Ad
essere sinceri, però, siamo stati anche a Milano e non c’è paragone: là è più
grande, più organizzato, la merce costa decisamente meno. Qui, invece, non
abbiamo riscontrato una grandissima convenienza rispetto ai fruttivendoli al
dettaglio, ma forse è soggettivo. Sarà perché siamo obbligati a comprare intere
casse di roba e per noi che siamo solo in due è un po’ troppo”. A
scaldare questa fredda mattinata ci pensano le avvolgenti fragranze dei
mandaranci ma anche le molteplici tonalità di tutte quelle varietà di mele che
fanno capolino tra i bancali, dal verde acido al rosso intenso. Sguardi di
curiosi si insinuano tra una montagna di pompelmi e qualche cassetta di
radicchio. “Qui è come passeggiare in un orto – esclama Giuseppe Carminati, un
dettagliante con la passione per l’agricoltura. Nella sua abitazione di
Colognola, infatti, ama coltivare con minuziosa passione il suo piccolo
appezzamento di terreno con insalatine, patate e alberi da frutta. Non a caso,
quando cammina al mercato di Celadina, gli sembra di rivivere la genuinità
dell’orto di casa sua.
Sono
tante, e intrecciate tra loro, le ragioni che fanno di questo centro
agroalimentare all’ingrosso un fattore strategico a vantaggio della produzione,
dei grossisti, dei dettaglianti e del consumatore finale. La formazione del
prezzo in condizioni di trasparenza, la garanzia della salubrità degli
alimenti, la valorizzazione del made
in Italy e la sostenibilità ambientale della catena distributiva fanno
di questo mercato un polo di attrazione che nel 2012 ha fatto registrare quasi
58mila ingressi. “Stiamo notando un aumento dei clienti più grossi mentre
quelli più piccoli scendono un po’ – spiega Mattia Rossi, direttore di Bergamo
Mercati – movimentare piccole quantità in un ortomercato come il nostro è
difficile. Qui c’è un’ampia scelta che, per esempio, va incontro alle esigenze
dei grandi ristoratori alla ricerca costante di varietà, qualità e di prodotti
di nicchia a prezzi accessibili. Negli anni passati abbiamo anche organizzato
degli incontri formativi con i futuri cuochi per svelare loro tutte le
potenzialità di questa struttura. È essenziale stabilire un costante rapporto
con i fornitori che rappresentano una vera e propria porta sul mondo”. Anche
l’andamento climatico può condizionare molto i consumi. Previsioni
meteorologiche disastrose possono influenzare il comportamento dei clienti e
indurli a fare scorte di un determinato prodotto, con un conseguente aumento
dei prezzi, come conferma Andrea Chiodi, responsabile Qualità e prezzi di
Bergamo Mercati: “Le contrattazioni sono molto legate al clima – dichiara –
quando la frutta è matura e deperibile, c’è tutto l’interesse da parte dei
venditori di finirla al più presto. Poi statisticamente in estate sembra che i
volumi di merce mossi siano superiori rispetto all’inverno ma è solo perché in
quella stagione vanno per la maggiore angurie e meloni che pesano molto. Venendo
invece al periodo invernale, in particolare dopo le feste, transitano ogni
giorno al mercato un centinaio di piccoli clienti (con un carico massimo di un
furgone) e una cinquantina di medi e grossi clienti. Il 90% del mercato è frequentato
da negozianti, ambulanti, itineranti e fruttivendoli tutto un euro”. Insomma,
la crisi economica non sembra aver frenato i consumi, anzi. La struttura di
Celadina sta aprendo nuove e ulteriori prospettive a quello che in passato era
solo un mercato all’ingrosso e che ora si è affermato come un vero e proprio
centro agroalimentare per tutti i gusti.
Agrumi, ananas, finocchi e zucchine tra i prodotti preferiti dai bergamaschi
Il
sapore fresco e aspro degli agrumi la fa da padrone in questi mesi invernali. Mandarini,
arance, pompelmi e limoni dominano incontrastati in tutti gli stand del mercato
ortofrutticolo di Bergamo. Complice il favorevole andamento climatico, è
soprattutto l’ottima qualità delle clementine ad attirare il maggior numero di
acquirenti. Frutto esotico per eccellenza, l’ananas è ormai diventato un
classico sulle tavole dei bergamaschi. Gettonatissimo tra i ristoratori, il suo
boom si è registrato a Natale insieme a frutta secca (noci, mandorle,
nocciole), banane, mango, papaja e cocco. Finite le feste, i consumi sono però
fisiologicamente calati. In qualche stand del mercato si scovano anche casse di
frutta fuori stagione, ma sono pochi i clienti disposti a spendere per questi
prodotti. Sarà perché le ciliegie di
importazione sono quotate intorno ai 30 euro al chilo,
le albicocche sui 20 euro e le pesche attorno ai
15 euro. Tra
gli ortaggi invece sono sempre molto richiesti i finocchi, le zucchine e le
carote. In calo rispetto al passato sono invece i cavolfiori, le insalatine
fresche e i carciofi, soppiantati da verdure già lavate e pronte all’uso. I
prodotti in busta, da cuocere o solo da condire, stanno infatti riscuotendo un
grande successo poiché rispondono all'esigenza delle famiglie di preparare un
pasto sano in poco tempo. Tra i prodotti ormai desueti spiccano infine le
radici amare, forse un toccasana dal punto di vista della salute ma meno appetibili
sul fronte culinario.
Commenti
Posta un commento