Tratto dal numero di novembre di Affari di Gola
* Fatevi due risate con Mr Bean alle prese con il suo tacchino ripieno
Il Natale di Mr Bean |
di Laura Ceresoli
A Natale, le tavolate
scarlatte imbandite a festa e le risa dei bambini che scartano gioiosi i loro
regali sotto le luci scintillanti dell’albero, sono accompagnate da un goloso profumino
che proviene dalla cucina. È un aroma confortante che fa riaffiorare i ricordi
d’infanzia. Ai fornelli c’è quasi sempre la nonna che, tra uno scambio di
auguri e lo sguardo impaziente dei nipotini affamati, prepara con passione il
suo immancabile cappone ripieno, un classico del periodo natalizio. Carne
trita, marroni, formaggio, con aglio oppure senza, ogni famiglia custodisce
da generazioni la sua personale ricetta per preparare una farcitura sostanziosa
per un secondo saporito. Una gioia per gli occhi e per il palato, che fa
sentire nostalgia dei tempi passati.
Eppure oggi le donne che il 25 dicembre
amano spadellare sono in costante diminuzione. Se è vero che con la crisi
sempre più famiglie preferiscono il focolare domestico ai menù più costosi e proibitivi
dei ristoranti, è altrettanto vero che molte delle massaie che optano per i
pranzi casalinghi acquistano capponi, polli, faraone, oche o galline, già
pronti da mettere in tavola. La saggezza culinaria delle nostre nonne, insomma,
ha ceduto il passo all’esperienza di gastronomi, macellai o ristoratori che
vendono prodotti di qualità disossati, farciti o addirittura già cotti,
evitando brutte figure a chi proprio in cucina non ci sa fare: “Le abitudini
alimentari dei bergamaschi sono cambiate – spiega Ettore Coffetti, presidente dei macellai in Ascom a Bergamo–. Una volta le
famiglie erano più numerose e la mamma stava sempre a casa a cucinare per
tutti. Adesso, invece, durante la settimana sono quasi tutti fuori per lavoro.
A Natale, però, si riscopre il piacere di pranzare insieme. Il problema è che
le nuove generazioni non hanno tempo di applicarsi ai fornelli, non sanno
neppure da dove si comincia a preparare stufati, brasati o arrosti ripieni.
Così, durante le feste, vanno a mangiare dalla nonna o prendono piatti pronti
in gastronomia. Le mamme future non saranno più capaci di cucinare pietanze
importanti come avveniva una volta”. Anche i gusti
alimentari sono mutati. Un tempo il ripieno era
fatto con interiora, frutta (castagne, prugne o noci), qualche pezzetto di salsiccia
e pane raffermo. Le famiglie lombarde più benestanti allevavano almeno quattro
capponi, che poi consumavano, stipati di ogni leccornia, a Sant’Ambrogio,
Natale, Capodanno ed Epifania.
Tuttavia, nemmeno i più umili si facevano mancate il cappone durante le feste,
a costo di procurarselo con forti sacrifici economici. Oggi i bergamaschi prestano ancora più attenzione
alla qualità dei prodotti che si mettono nel ripieno. Ecco quindi che le
frattaglie e le interiora hanno preso il posto di carne trita di bovino
certificata, salumi e formaggi a km zero, uova biologiche, pinoli e uvetta. “Almeno
a Natale niente dieta e soprattutto non facciamoci influenzare da chi dice che
la carne fa male – ribadisce Coffetti che in Borgo Santa Caterina a Bergamo gestisce l’omonima
macelleria aperta 47 anni fa da suo padre – un conto è mangiarne 178 chili pro
capite come avviene in America un conto sono i 70 chili pro capite che
consumiamo in Italia. E poi la nostra è carne di ottima qualità, nulla a che
vedere con i prodotti trasformati, lavorati e carbonizzati che si trovano
all’estero. Tornando ai ripieni, io preferisco non mettere troppa verdura
perché i bambini sono un po’ schizzinosi e la scartano. Quindi via libera a
carni, salumi e formaggio. Solo su richiesta, si possono aggiungere anche
marroni, noci, carciofi, carote tritate. In generale a Natale, capponi,
faraone, tacchine disossate e ripiene vanno per la maggiore. Poi capita anche
di incontrare giovani che non apprezzano il cappone perché ha un gusto troppo
selvatico. Le ordinazioni si raccolgono una ventina di giorni prima di Natale.
Il riscontro è buono: nonostante la crisi, la domanda negli ultimi anni è stata
costante”.
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