Scialpi, tra provocazioni e sentimenti

di Laura Ceresoli
“Sono figlio unico, mio padre non c’è più, mia madre è malata di Alzheimer. Gli italiani di solito sono molto legati alle loro radici, io invece in questo momento di solitudine potrei crearmi una famiglia portatile ovunque, magari a Los Angeles, con qualche amico e il mio cane al seguito”.  Scialpi, icona del pop romantico anni ’80, non ha dubbi. Ormai nella sua vita c’è un solo grande amore: Emilia. Ma la sua lei non è l’avvenente ragazza che seduce nel suo nuovo scabroso video “Come to me”, bensì una cagnolina. Da sei anni a questa parte, infatti, il cantante e la sua tenera schnauzerina nana sono praticamente inseparabili: “Sono diventato pro dudù – confessa Scialpi – questi cani hanno un attaccamento morboso al proprio padrone: lo seguono, lo proteggono, lo coccolano. Per uno come me che ha una spiccata personalità è molto carino avere qualcuno che vive solo per me”.
Come nasce la sua passione per gli amici a quattro zampe?
Mi accompagna da sempre. Questo è il mio quinto cane. In passato mi piaceva anche aiutare i cuccioli abbandonati ma ora è un’impresa impossibile per me.
Come mai?
Quando adotti un cane, diventa parte del tuo entourage familiare ma al momento non riesco più ad averne tanti per casa perché sono solo e mi devo spostare spesso. Prima, quando ero in tournée, ci pensava mia madre ad accudire i miei trovatelli, ma ora ha l’Alzheimer. Quando la sua malattia ha iniziato a degenerare, non ho più lavorato per sei mesi per starle a fianco ogni giorno. All’improvviso non è più riuscita a comunicare come prima. È diventata addirittura aggressiva con me: il graffio che mi ha fatto mi ha scioccato, mi ha creato uno squilibrio interiore difficile da cancellare. L’Italia è molto ignorante rispetto a queste malattie, bisognerebbe parlarne di più.
Quindi oggi ha trovato in Emilia un grande conforto. Ma la segue dappertutto?
È la mascotte dei miei tour, la porto ovunque. Tutti la amano. Anche ai concerti, sotto il palco, c’è sempre qualcuno, dal fonico al manager, che la porta fuori se deve fare i suoi bisognini. Viaggia anche in aereo con me perché pesa poco. Le ho insegnato fin da piccola che non deve muoversi quando siamo in volo. Sta in uno zainetto trasparente ed è bravissima, sembra un peluche. È la mia seconda figlia adottiva: l’imprinting è quello di umanizzarla tantissimo.
La seconda figlia adottiva? E la prima chi è?
Ho 52 anni, non ho avuto figli e siccome non volevo essere un genitore vecchio ho fatto un’adozione a distanza, ma non tramite un’associazione. Ho aiutato una mia conoscente ragazza madre che non aveva i mezzi economici per sostenere la figlia. La sua bambina si chiama Fara e oggi ha 6 anni. Fino a poco tempo fa vivevano in Italia e potevamo vederci più spesso. Poi, un anno e mezzo fa, si sono trasferite a Parigi dove ci sono grandi comunità arabe perché qui da noi, come al solito, la mamma di Fara non trovava lavoro. Purtroppo la piccola è minorenne e non potevo tenerla qui con me, così ha dovuto seguire sua madre. Comunque continuo a comunicare con loro attraverso le nuove tecnologie.
Che ricordo ha del suo primo cane?
Il mio primo cane era un maremmano, quando si alzava su due zampe era alto un metro e dieci. Con lui, però, ho avuto un’esperienza poco piacevole perché ha morsicato mia madre e da allora ho deciso che non avrei più avuto cani di grossa taglia.
Il momento più triste legato alla perdita di uno dei suoi cani?
Con Noir, uno schnauzer medio nero, ho sofferto tanto perché all’età di 16 anni è stato molto male e ho dovuto portarlo dal veterinario per farlo sopprimere. Non ce l’ho fatta a vedere la scena.
Fa parte di qualche associazione animalista?
No, io non amo i gesti eclatanti. In genere chi aiuta gli altri non lo dice. Oggi è diventato di moda farsi pubblicità gratuita. Io invece sono più propenso ad agire senza ostentazione. E poi non riuscirei a partecipare alle serate benefiche, come fanno certi vip, solo per il gusto di farmi scattare una foto. Io ci tengo alla privacy. Figurati, faccio fatica ad andare alle feste!
Oltre a un cantante di successo, in passato ha fatto anche l’attore. La sua comparsa nell’episodio dell’Ispettore Derrick “Emilio Caprese è in città” è diventato un cult…
La casa discografica Bmg Ariola cercava un cantante italiano che cantasse in sottofondo durante la puntata. Il regista di Derrick quando mi ha visto ha notato che ero molto spigliato e mi ha fatto recitare quattro battute, nulla di che, ma alla fine è diventato un episodio cult, anzi trash-cult. (Clicca qui per vedere l'episodio di Derrick)
Scialpi pentito delle sue labbra rifatte
Un rimpianto?
In questo misero periodo sociale, la gente si diverte a metterti una spada di Damocle sulla testa. Io in questo momento ho sulla mia testa quella delle labbra rifatte. Questa infiltrazione di silicone psicologicamente mi ha creato molti problemi perché nella parte sinistra si è creata una fibrosi. Prima di farlo non sapevo nulla sulla chirurgia, ho provato e mi sono pentito.
In generale, cosa ne pensa della chirurgia estetica maschile?
Ci sono migliaia di personaggi maschili rifatti e non vedo cosa ci sia di male. Tuttavia, non bisogna essere giovani a tutti i costi, bisogna piuttosto mantenersi bene, magari con le vitamine omeopatiche o le creme, come faccio io. Con la chirurgia non si scherza, bisogna informarsi bene perché può provocare danni permanenti, non solo fisici ma anche psicologici.
Come risponde a chi la accusa di essersi rifatto dalla testa ai piedi?
Io a parte le labbra, non mi sono rifatto proprio nulla. Ho ancora la barba e se mi fossi fatto il lifting non mi crescerebbe più. In uno dei miei ultimi video stringo gli occhi apposta per far vedere che anch’io ho le rughe, così la smettono di scrivere su Twitter che mi sono rifatto e che sono pieno di botulino. Io mi considero un uomo di altri tempi. A me questo atteggiamento italiano così provinciale piace poco. Gli italiani hanno una mentalità troppo chiusa, sembriamo un popolo di comari.
Lei ama cantare in inglese e mi sembra di capire che abbia molta voglia di emigrare all’estero. Cosa non le piace dell’Italia?
Ho uno spirito nomade al momento che mi spinge verso un posto migliore, dove posso stare bene. In Italia oggi è tutto così complicato. Se provi a uscire da un parcheggio fai un incidente, se rispondi male a qualcuno ti accoltella, è diventato un paesaccio per me. Io non voglio più accettare compromessi, non voglio vivere esperienze che non mi piacciono. La stessa cosa vale con la mia musica. Ho avuto una fase in cui mi sentivo quasi obbligato a fare canzoni in Italiano per compiacere il pubblico e la casa discografica, ma adesso che mi autoproduco posso finalmente cantare come voglio. Tanto non mi interessa andare a Sanremo, quello è solo un business. Preferisco portare la mia italianità all’estero, ma non attraverso lo spagnolo, come fanno Ramazzotti o la Pausini, bensì con l’inglese.
Nel video del suo nuovo singolo “Come to me” ha deciso di mettere in mostra pure il suo lato B. Una provocazione?
Perché uno non può essere ancora figo a 52 anni senza ritocchini? Tutta invidia…
(Intervista realizzata a maggio 2014 per il settimanale Visto)

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